Social media come comunichiamo e cosa?
Quanto i social influenzano la nostra vita?
I social network sono croce e delizia del nostro tempo. Sono poche le persone che oggi non utilizzano app come ad esempio Facebook, Instagram, Snapchat, gli stati di Whatsapp, etc. L’utilizzo di questi social può peggiorare la nostra qualità di vita? Certamente le cose non sono strettamente correlate. “Cum grano salis” usavano dire i latini intendendo di “ usare un pizzico di buon senso”.
Utilizzare il buon senso è la prima regola, anche se da solo non basta (chiaramente), ma potrebbe salvarci da errori maldestri che online è facile commettere. I post pubblicati possono andare in giro in rete e una volta cliccato il fatidico pulsate “edit” non sempre è possibile controllare dove finirà la nostra immagine o il nostro post. Pubblicare post è anche una questione di abitudine. Infatti l’abitudine vince su tutto. L’ansia di pubblicare spesso viene legata al fatto che sul web un post ha una vita molto breve e si potrebbe avere l’impressione che tutto ciò che è stato fatto in precedenza non conti e quindi potrebbe nascere la paura di essere dimenticati velocemente.
I ricercatori della Brigham Young University in uno studio pubblicato recentemente hanno stilato un elenco di 48 potenziali ragioni per cui le persone pubblicano su Facebook, chiedendo ad un campione di esprimere il loro grado di accordo con ogni dichiarazione. Dallo studio è emerso che possono essere distinti 4 utenti tipo utilizzatori dei social network ossia: “i costruttori” (coloro che pubblicano post che li riguardano in modo da accrescere la conoscenza con le persone reali); “gli strilloni” (che invece non utilizzano contenuti personali ma informano gli altri utenti su ciò che sta accadendo per loro di importante); “i selfies” (bhe è facile da intuire, coloro che tentano di autopromuoversi cercando di ottenere più “like” possibili); infine “i curiosi” cioè coloro che si iscrivono ma non pubblicano nulla, preferiscono osservare ciò che pubblicano gli altri.
In particolare cosa succede ai più giovani?
Molte persone (soprattutto giovani e giovanissimi) vengono affascinati dal mondo dei “social influencer”. Chi sono costoro? Sono persone popolari sui social network in grado di influenzare le scelte dell’opinione pubblica nel campo della moda (feshion blogger), dei videogiochi (vogger) del cibo e della cucina (food blogger) e dei viaggi (travel blogger). Quello che alle persone comuni sfugge è che dietro la realtà dei social influencer spesso si nascondono vere e proprie attività commerciali (a volte con fatturati milionari) che richiedono spesso degli investimenti considerevoli. Succede frequentemente che un giovane per imitare questi modelli corra il rischio di tralasciare le altre alternative di crescita sociale, come lo studio o l’impegno professionale, senza arrivare ai risultati sperati.
Quando questi strumenti diventano un reale problema?
Molto spesso una delle critiche che viene mossa agli utilizzatori dei vari social è quella di perdere tempo. Cannibalizzare il proprio tempo (che potrebbe essere speso meglio altrove) in favore di uno strumento che potenzialmente non permettere di acquisire maggiore conoscenza o capacità.
Quando questi strumenti diventano un reale problema?
Quando il social diventa ossessione tutta la vita si concentra sul numero di follower, di “mi piace” e di commenti positivi o negativi che si ricevono. Si finisce per essere ciò che non si è. Una copia di se stessi “migliorata e corretta per la rete” o addirittura a diventare chiavi di un immagine che magari crescendo o cambiando non ci appartiene più. Questi strumenti diventano un problema quando tolgono tempo alle persone reali, quando ci convincono che l’unico mondo vivibile sia quello della rete, quando non possiamo farne a meno a scapito di tutto il resto.
Facciamo un esempio pratico: Il signor X lavora mediamente 8 ore come impiegato di queste 3 o 4 sono trascorse furtivamente sui social. Voi potrete dire come’ è possibile? Il signor X soffre d’ansia e oltre ai vari programmi utili per il suo lavoro tiene costantemente aperta l’applicazione social da lui preferita sul suo telefono o sul pc (sempre che il datore di lavoro non abbia provveduto a bloccarle preventivamente), guardando o rispondendo ad ogni notifica che sente. Questo atteggiamento potrebbe mettere il signor X nei guai con il suo capo o con i colleghi di lavoro e sicuramente incide sulla qualità del suo operato.
Altro esempio utile Elisa (nome di fantasia) frequenta la quarta classe del Liceo linguistico non riesce a concentrarsi sullo studio. Passa il suo tempo libero (e non solo quello) a guardare il telefono. Di notte spesso si sveglia per vedere se qualcuno ha messo mi piace alla sua ultima foto (frutto di un’ora di lavoro tra scatti e pose e outfit vari) questo atteggiamento influisce sulla sua qualità del sonno e quindi sul suo rendimento.
Ultimo esempio Matteo (nome di fantasia) è un ragazzo di 21anni. Ha trascorso tutta la sua vacanza estiva a fare selfie su instagram millantando viaggi mai compiuti. Matteo è bravissimo con Photoshop e quei mi piace ottenuti sono diventati una droga irrinunciabile… Matteo non parla molto, non esce più con gli amici e non può sicuramente permettersi viaggi faraonici, ma cosa potrebbe succedere se qualcuno dei suoi follower scoprisse che i suoi non sono veri viaggi ma frutto di un lavoro grafico ben fatto??
Quanto i social influenzano la tua vita? Prova a capirlo rispondendo a queste domande.
Quanto tempo al giorno trascorri mediamente sui social?
Tra 1-2 ore
3-4 ore
più di 4 ore.
- Quando ti capita un evento interessante e/o stressante a chi lo comunichi e come?
- Quanti selfie, foto o post pubblichi mediamente al giorno?
- Quando non ti è possibile pubblicare un contenuto (mancanza di rete, o batteria scarica etc.) qual è il tuo stato d’animo?
- Provi spesso ansia se non riesci a pubblicare un post o delusione e frustrazione mista a tristezza se il tuo post non riceve abbastanza consensi?
- Ti capita di notte di svegliarti per controllare cosa succede ai tuoi post o nei tuoi social?
- Ti senti tagliato fuori dal mondo se non commenti o pubblichi qualcosa?
Queste poche e semplici domande potrebbero aiutare a comprendere l’importanza che i social media rivestono nella propria esistenza. Per coloro che si sentono imbrigliati e vorrebbero smetterla di sentirsi schiavi della rete, il mio consiglio è di rivolgersi ad uno psicologo che insieme a voi sarà in grado di fornirvi gli strumenti utili per superare l’impasse.
D.ssa Adriana Davoli
La collaborazione tra le Dott.sse Adriana Davoli e Giulia Alberini nasce dalla volontà di fornire ai pazienti una più ampia gamma di possibilità di supporto. Presso il nostro studio sito in via Monte Sabotino 12C (Piano terra), organizziamo incontri di supporto di gruppo, consulenze familiari, supporto di coppia e individuale e percorsi di crescita personale.