Psicologia dell’emergenza: di cosa stiamo parlando?
CIl 31 Gennaio 2020 il governo ha decretato lo stato di emergenza legato a COVID-19, malattia derivante dal virus SARS-CoV-2, ma gli effetti sulla nostra quotidianità, vita privata e lavorativa si sono fatti sentire principalmente da fine febbraio quando molti hanno dovuto sospendere le proprie attività lavorative e limitare la propria vita privata. L’impatto a livello psicologico e di intero sistema sociale (macrosistema e microsistema) è stato improvviso e, ora che non si riesce a decretare una data precisa di fine quarantena, le difficoltà cominciano a farsi sentire non solo a livello economico, ma anche e soprattutto a livello psicologico.
Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di emergenza? Quali sono i bisogni ed i nuovi equilibri che individualmente e collettivamente si rendono necessari?
Cosa avviene a livello psicologico? E come è necessario intervenire? Il presente articolo vuole spiegare in parole semplici la difficile situazione attuale utilizzando una lente sistemica, ossia un approccio che prende in considerazione non solo l’individuo, ma l’individuo nel suo contesto culturale e relazionale.
Emergenza: a cosa ci riferiamo?
Il Termine emergenza rimanda a qualche cosa di improvviso e soprattutto inaspettato che vede una sostanziale difficoltà nel reperire le risorse indispensabili a riportare la situazione alla normalità. In altre parole ‘”emergenza” è un contesto interattivo peculiare che presenta quattro caratteristiche strettamente interconnesse tra loro:
- tutte le azioni e interazioni tra individui sono influenzate e quindi organizzate in virtù della percezione collettiva di un pericolo. La presente emergenza sanitaria vede ciascuno di noi preoccupato per un nemico sostanzialmente invisibile, imprevedibile e dunque fuori dal nostro totale controllo;
- tutta la popolazione richiede una attivazione rapida e altrettanto rapide decisioni da parte di tutti i livelli istituzionali e non che hanno un ruolo nell’organizzazione della situazione. Le richieste che la società porta avanti sono su più fronti: si pretende protezione da un punto di vista sanitario, ma anche tutele economiche e modalità per proseguire la propria vita con la minima interferenza. Inoltre si vorrebbero risposte e soluzioni immediate e veloci. Perché? Perché la sensazione è quella di non poter avere le risorse necessarie per fronteggiare la mutata situazione;
- infatti la percezione collettiva è quella di una sproporzione tra bisogni crescenti e risorse effettivamente disponibili che sembrano non bastare. L‘assalto ai supermercati che ha caratterizzato l’inizio della situazione di emergenza attuale ne è un esempio;
- ultimo ma non ultimo, la presenza di emozioni congruenti come preoccupazione, ansia e stress. La situazione attuale vede dunque una società in crisi: l’intero sistema è entrato in crisi. Crisi dal latino crisis etimologicamente implica una scelta, una decisione, una fase decisiva. In altre parole ogni emergenza mette di fronte l’individuo ed il suo sistema ad una crisi che implica la possibilità di scegliere e mettere in atto tutte le strategie possibili. A quale scopo? Allo scopo di instaurare un nuovo equilibrio organizzativo, strutturale e, ovviamente, psicologico! Fondamentale a questo proposito è proprio la necessità del sistema/società colpita di creare una nuova struttura di significati e di senso che riescano a spiegare e integrare anche la situazione di emergenza che inizialmente appare cosi caotica e inspiegabile (Gelsomino, Dante, 2002). Ciascuno di noi dopo un primo momento di smarrimento sente infatti la necessità di spiegare e spiegarsi ciò che avviene intorno a lui al fine di dare un senso plausibile ad avvenimenti così difficili da accettare. La ricerca di un senso e di una sua integrazione nell’universo di senso che la persone già attribuiva al suo mondo e sistema, porta la persona a ricercare informazioni. Ma dove le cerca? Oltre ai canali istituzionali, in situazioni di emergenza, sbocciano tantissimi canali di informazione secondari, spesso portati avanti da persone non qualificate, che forniscono le più disparate spiegazioni e informazioni. Tali teorie a volte estremamente bizzarre sono il risultato di un tentativo di ricerca di senso e di coerenza con le proprie convinzioni che però risultano non solo poco o per niente attinenti alla situazione reale, ma addirittura disfunzionali portando le persone a ignorare le fonti ufficiali e le indicazioni per la propria tutela che ne derivano. Si tratta insomma di infodemia, una sorta di epidemia di informazioni incontrollate e spesso infondate o montate ad arte affinchè ogni tassello combaci perfettamente senza che vi sia una attinenza con la realtà. Una tale epidemia ostacola il processo di costruzione di una nuova struttura di senso condiviso dalla società/sistema, rendendo difficile per le persone orientarsi in questo nuovo universo di significato. Tale difficoltà coinvolge tutti almeno inizialmente e, se protratta, può portare a stati di stress e ansia anche molto forti.
La crisi: necessità di nuovi equilibri psicologici, ambientali e sociali!
Per iniziare questo discorso è indispensabile una breve quanto essenziale premessa: mente e contesto sono parte di un unico processo in continua evoluzione o meglio coevoluzione (Bateson, 1979). In altre parole, la psiche di ognuno di noi risulta indissolubilmente intrecciata con l’ambiente che ci ospita. Ogni individuo si sviluppa, cresce e vive in un ambiente che immancabilmente lo influenza e viceversa. Non si può prescindere da questo assunto: insomma non siamo monadi slegati da tutto e da tutti.
Vediamo più nel dettaglio.
L’attuale situazione vede la chiusura dei luoghi di incontro, di cultura e di lavoro che scandivano la vita quotidiana fungendo da strumenti di regolazione dell’equilibrio con il proprio ambiente. Ad esempio i tempi ed il luogo di lavoro scandivano le ore della giornata sino a sera dettando ritmi specifici e dunque organizzando le azioni necessarie in un preciso modo. Perdere la possibilità di frequentare questi luoghi implica una perdita di indicatori necessari che scandivano il nostro tempo e davano senso alle nostre azioni. Ritrovare e rinnovare se stessi come individui, famiglie, gruppi, organizzazioni e comunità è un processo lento e complesso (Sbattella e Tettamazzi, 2019). Tutto ciò che prima era conosciuto, ossia tutte le certezze, conoscenze e convinzioni che prima ci guidavano non si sono dimostrati sufficienti nel scongiurare l’emergenza. È così che all’interno della mente dei singoli e della collettività la perdita di certezze e di senso prende la forma della disgregazione sociale , dell’anomia, delle ricerca ossessiva di capri espiatori. È in un periodo simile che si registrano i più alti numeri di siti e informazioni di tipo complottista che si discostano dall’idea ufficiale per dare spiegazioni più o meno plausibili, ma che si discostano da quella che è la linea ufficiale.
Ricapitolando: a seguito del crearsi di un contesto di emergenza come quello sanitaria odierna, le normali relazioni e i più consueti significati saltano, si instaurano risposte emotive e dinamiche relazionali inaspettate e totalmente nuove e l’intero sistema deve trovare una organizzazione diversa che consenta di trovare un nuovo equilibrio. È per questo motivo che intervenire in emergenza non significa solo riportare alla normalità la situazione in quanto ci si deve confrontare con un sistema e dunque con una società che ha perso senso e fiducia in ciò che conosceva prima e vive in un momentaneo spaesamento in cui non è chiaro il senso di tutti quegli interventi attuati per riportare la situazione sotto controllo. Ecco allora spiegate le numerose trasgressioni alle nuove e stringenti regole e la necessità di veicolare il senso delle restrizioni mediante ogni tipo di canale informativo (pubblicità, programmi televisivi e radiofonici, volantini etc..). Il fine è proprio quello di dare un senso alla nuova struttura organizzativa del paese creando una cultura condivisa su ciò che ha causato l’emergenza. In ogni caso è necessario tempo affinchè questo avvenga: si tratta di microassestamenti in cui si può assistere a resistenze da parte di individui o di comunità al nuovo ordine.
Dunque chi si occupa di intervenire in contesti emergenziali deve assolutamente comprendere e conoscere il contesto in cui opera e che si è strutturato attorno a eventi, come l’attuale emergenza sanitaria, potenzialmente molto minacciosi e limitanti delle vita quotidiana (che in precedenza costituiva la normalità). Questo significa che chi si occupa de psicologia dell’emergenza deve essere e conoscenza della situazione, del territorio, degli attori in gioco, e delle fonti di informazione attendibili!
Cosa avviene a livello psicologico e come è opportuno intervenire?
La crisi dettata dall’attuale emergenza può essere letta come una buona opportunità di cambiamento! Prima che questo avvenga è però indispensabile riconoscere la sofferenza che le mutate condizioni stanno causando, darle un tempo e un nome. A questo proposito infatti l’emergenza rimanda al concetto di vulnerabilità, un concetto difficile da digerire in una società che professa il pieno controllo su di se e su ciò che accade. Lo psicologo dell’emergenza lavora allora sulla resilienza (Walsh 2019) ossia sulla capacità di resistere agli urti della vita trasformando le situazioni di crisi in opportunità di cambiamento costruttive. Resilienza… Ma di cosa stiamo parlando? Essa implica qualche cosa di più di una mera capacità di sopravvivere, di superare o sfuggire a una terribile sofferenza. Dunque non si tratta semplicemente di resistere alle difficoltà, ma di trarre da esse insegnamenti , e opportunità, senza peraltro negare la sofferenza che da esse deriva(Walsh 2019).
In una situazione come la presente emergenza sanitaria, lo psicologo dell’emergenza si trova di fronte ad una sofferenza collettiva, ossia propria di una intero sistema insomma una intera comunità. Cosa significa allora lavorare per favorire una risposta resiliente da parte di una comunità per uno psicologo dell’emergenza?
- Costruire/rafforzare un senso di comunità, incrementando la coesione sociale. Questo significa favorire la condivisione delle risorse, facilitando la strutturazione di iniziative in cui ciascun membro della comunità possa sentirsi capace di dare il proprio apporto agli altri, e libero di chiedere aiuto! Anche la condivisione delle informazioni è fondamentale ma deve avvenire attraverso la creazione di canali appropriati che non sfocino in visioni poco probabili o che alimentino la ricerca di un capro espiatorio, azione questa che scatena molto spesso solo sentimenti di rabbia poco produttivi e cha, a lungo andare, portano ad un senso di impotenza.
- Costruire una narrazione collettiva che dia un senso ai sentimenti emersi, spesso anche contrastanti. Solo in questo modo sarà possibile sia a livello comunitario che personale dare un senso al proprio malessere riuscendo così a dargli un valore che permetta di superare la sofferenza fine a se stessa.
- Ristabilire ritmi e routine. Spesso non ci si accorge della possibilità di fare ciò che si faceva prima, ma in un modo nuovo o diverso. Pensiamo solo alle lezioni scolastiche, dopo un primo momento di spaesamento, istituzione ed insegnanti hanno trovato un nuovo modo di portare avanti il proprio compito educativo il che non implica necessariamente una perdita della didattica, ma un suo svolgersi in modo differente.
- Approdare ad una visione positiva del futuro che ciascuno può condividere con gli altri. Speranze e desideri di ciascuno devono trovare una loro valorizzazione e condivisione di modo che si riesca a guardare un orizzonte considerato possibile e dunque promotore di un rinnovato spirito di iniziativa anche per il presente .
Concludo il presente articolo ricordando che sono numerose le iniziative volte a sostenere psicologicamente tutti coloro che in questo momento vivono situazioni o stati d’animo difficili. Tra queste anche il nostro studio offre diverse possibilità gratuite come il gruppo FB dedicato alle tecniche di rilassamento o come il servizio di supporto psicologico on-line.
La collaborazione tra le Dott.sse Adriana Davoli e Giulia Alberini nasce dalla volontà di fornire ai pazienti una più ampia gamma di possibilità di supporto. Presso il nostro studio sito in via Monte Sabotino 12C (Piano terra), organizziamo incontri di supporto di gruppo, consulenze familiari, supporto di coppia e individuale e percorsi di crescita personale.